23 gennaio 2006

Genesi 1,1-5

"In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe
e deserta
e le tenebre ricoprivano l'abisso
e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse:
«Sia la luce!».
E la luce fu.
Dio vide
che la luce era cosa buona
e separò la luce dalle tenebre
e chiamò la luce giorno
e le tenebre notte.
E fu sera e fu mattina:
primo giorno".

19 gennaio 2006

La tua fedeltà

"Alleluia.
Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno"


Il pensiero si fa incerto
e più ancora il cuore.
Davanti, la corsa degli eventi,
le scene sempre diverse del mondo
e della mia interiorità.


Cosa potrò trovare
per fermarmi e riposare,
quale quercia nel deserto?
Quale monte risalire
per ascoltarne il silenzio
e perdermi nei profili dell'orizzonte?

La terra, le nazioni,
i confini, i popoli...
Lode e violenza.

Il Signore.

"La fedeltà del Signore dura in eterno".

Insegnami, Signore, a non cercare più
altri appigli
se non in te e nella tua fedeltà.


"Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare"

(Salmo 61,6-7)


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18 gennaio 2006

Salmo 116


"Alleluia.
Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno"




photo Arthur van der Lee, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

14 gennaio 2006

Dio nessuno l'ha mai visto

"Dio nessuno l'ha mai visto"

E' la verità, Signore. Nessuno ti ha mai visto.
Nemmeno Mosè, che hai chiamato l'amico tuo, lui che parlava con te faccia a faccia, nemmeno lui ti ha potuto vedere.
Poche parole, come pietre messe sopra tutte le aspirazioni, sopra tutto il desiderio di Dio seminato nella storia. Siamo cercatori di Dio, ci affatichiamo invano... La vocazione più profonda dell'uomo, vedere Dio ed entrare in comunione con lui, sembra destinata al fallimento. E la creazione, lei stessa che "attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio", aspettando quindi proprio il compimento della nostra vocazione, la creazione stessa sembra condannata a restare nelle doglie di un parto sterile...

"Come una donna incinta che sta per partorire
si contorce e grida nei dolori,
così siamo stati noi di fronte a te, Signore.
Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori
quasi dovessimo partorire: era solo vento"
(Isaia 26,17-18).


Eppure il desiderio non si spegne, la tenacia di chi ti cerca sembra non demordere e non viene meno il senso ultimo della fatica.
Eppure continuo a sperare, con quella stessa caparbietà di Abramo, che non ha mai ritenuto una menzogna la tua promessa di una discendenza numerosa, nemmeno quando tu stesso gli hai chiesto di sacrificare l'unico suo figlio.

Confidare fino in fondo nella tua fedeltà.
Perché tu sei fedele non tanto a me, ma a te stesso, alla tua parola data, alla tua promessa. Una fede granitica, che rende capaci di sperare contro ogni speranza.

La tua promessa.
E' all'origine.

"Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò"
(Genesi 1,27).


L'immagine, lo specchio, il riflesso, l'icona.
Qui è la promessa. Che l'immagine veda l'origine per esserle sempre più fedele. E diventare ciò che è.

Anche quando questa promessa sembra venire meno, per i lunghi anni di attesa, per il vuoto tormento dell'angoscia di un'illusione, anche quando tu stesso sembri tirarti indietro, ancora la tua fedeltà parla di se stessa e rafforza la certezza:

"Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero"
(Giobbe 19,25-27).


Non da straniero, da amico.
Tu stesso l'hai voluto, Signore.

"Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Giovanni 15,15).

Gesù Cristo, l'immagine, l'icona del Padre. Tutto ciò che contempli del Padre, tu che solo l'hai visto, perché tu solo vieni da lui, tu l'hai fatto conoscere a noi. Amico nostro.

"Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato."


Tu Signore sei la ragione della mia speranza. In te e per te sono stata creata, in te vedrò il Padre.
Continuo a gridarti più forte, come il cieco Bartimeo ai lati della strada di Gerico:
Mostrami il Padre, Signore, e mi basta! Mostrami il Padre!

"Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto?
Chi ha visto me ha visto il Padre.
Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
Le parole che io vi dico, non le dico da me;
ma il Padre che è con me compie le sue opere.
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me"
(cfr. Giovanni 14,9-11)



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09 gennaio 2006

E grazia su grazia

"Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo"


Dalla sua pienezza: la divinità e l'umanità di Gesù Cristo sono per noi sorgente di grazia, già promessa. Gratuita. Fonte di grazia su grazia.

"Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete darò gratuitamente
acqua della fonte della vita"

(Apocalisse 21,6)

Fammi capire, Signore, la tua acqua viva. Vorrei berne un po' anche questa notte. Berne per dimorare nella sete di te, adesso e ancora domani... Cos'è la tua acqua? non è acqua, non è bevanda... E' vita.

"«Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato"
(Giovanni 7,37-39).

Lo Spirito è la tua acqua, lo Spirito che avevi peromesso e che solo la tua morte in croce ci ha donato.

"E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò"
(Giovanni 19,30).

Rese lo spirito. E poi

"uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua"
(Giovanni 19,34).

L'acqua che esce dal costato è simbolo dell'acqua viva, ormai donata, dello Spirito ormai liberato sull'umanità.

Donami, Padre, una comprensione sempre maggiore del tuo dono di grazia e la grazia preziosa di saperlo gustare fin nelle sue profondità. Per Gesù Cristo, tuo Figlio e Signore nostro.

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06 gennaio 2006

... e grida!

"Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me»"


... e grida.
E grida!
Giovanni grida. Giovanni, "Voce di uno che grida...", questo è. Questo dice di essere. Che cosa ha da gridare? Potrebbe rispondermi come Isaia:

"Una voce dice: «Grida»
e io rispondo: «Che dovrò gridare?».

Ogni uomo è come l'erba
e tutta la sua gloria è come un fiore del campo.
Secca l'erba, il fiore appassisce
quando il soffio del Signore spira su di essi.
Secca l'erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura sempre.
Veramente il popolo è come l'erba.

Sali su un alto monte,
tu che rechi liete notizie in Sion;
alza la voce con forza,
tu che rechi liete notizie in Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annunzia alle città di Giuda:

«Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
con il braccio egli detiene il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e i suoi trofei lo precedono.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul seno
e conduce pian piano le pecore madri»"
(Isaia 40,6-11)


Giovanni, Isaia, gridano te, Signore. Gridano la tua venuta.
Ma Isaia la vedeva da lontano e non sapeva bene come sarebbe avvenuta. Non conosceva, non poteva pensare che la Sapienza stessa, la Parola stessa di Dio avrebbe preso su di sé la nostra umanità.
Giovanni invece l'ha visto e l'ha conosciuto da subito: fin dal grembo materno ha sussultato di gioia per la tua venuta e per la tua presenza tra noi.

"...e grida: Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me"... è un grido di gioia.
E' un grido che libera il cuore dalla pesantezza di un'attesa lunga secoli e carica di titubanza o di pazienza. E grida e la voce si distende senza limiti e per tutta la corsa che può avere. E ancora grida, perché le parole da dire hanno in sé una forza tale da far uscire pazzo chiunque le comprenda fino in fondo. Il peso dell'incarnazione, l'importanza, la gloria dell'incarnazione è tale che, che porta il cuore al grido, al giubilo, fino alle soglie del silenzio...

"Gli abitanti degli estremi confini
stupiscono davanti ai tuoi prodigi:
di gioia fai gridare la terra,
le soglie dell'oriente e dell'occidente"
(Salmo 64,9)


photo udono, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

05 gennaio 2006

Vederti

"E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità"


Questo "noi" è di chi scrive il vangelo e della sua comunità. I testimoni oculari della vita di Gesù.

"Noi vedemmo la sua gloria".
Vedere: l'importanza e la pregnanza di questo verbo, troppo spesso messo in disparte, troppo spesso liquidato come la scusa adatta per "quelli di poca fede".

Vedere.
Vedere la gloria di Dio, vedere la sua manifestazione, vedere le opere belle di coloro che amano nel suo nome. Tutta la Sacra Scrittura è una continua tensione tra l'uomo che desidera ardentemente vederti e te, Dio, che scegli di rivelarti a poco a poco e secondo la misura dell'umanità che ti accoglie.
Vedere te, Signore Gesù, è vedere il Padre e vedere il Padre è l'anelito di tutta la mia persona.

Vederti non è solo aprire gli occhi sul tuo mistero, ma è partecipare della tua bellezza e gustarti nella profondità del tuo intimo gioire.


La mia gioia è prendere parte alla tua,
la mia bellezza è trasformarmi secondo la tua
e comprendere
e allargare l'orizzonte
e trovare uno spazio in cui si distenda
la mia sete di te
e non possederti mai

riceverti


La tua gloria, Signore, è stata già vista da uomini come Giovanni. Ma so che la grazia e la verità che sono da te, attraverso te, mi sono date, oggi. Non sono solo Giovanni e i testimoni oculari i privilegiati. Tu continui oggi a mostrare la tua gloria, uomo vivo, unigenito del Padre e Figlio dell'uomo.

Mostrati, Signore!
Che anche io possa dire di aver visto la tua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.


Utah~Dave AA7IZ's photos, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

03 gennaio 2006

Sono per te come chi solleva un bimbo alla sua guancia

"A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati"


Essere generati da Dio e, insieme, avere il potere di diventare suoi figli.

...la tua piccolezza, mio Dio.
Nemmeno il dono più grande e impensato hai voluto impormi. Sempre solo la tua proposta mi poni dinanzi.
Una piccolezza però, che hai voluto sposare con il tuo essere assoluto da ogni creatura, persino dal tuo amore per lei. Infatti hai dato il potere di diventare figli solo a coloro che ti accolgono. E' il rispetto della libertà umana, ma anche il rispetto della tua dignità. La proposta è fatta a chi si è aperto all'accoglienza.

Sei semplice, Signore.
Sei tu il bambino a cui dobbiamo tornare per entrare nel tuo regno.
Tu, l'unico padre capace di proporre la propria paternità.

"Quando Israele
era giovinetto,
io l'ho amato
e dall'Egitto
ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo, più
si allontanavano da me;
immolavano vittime
ai Baal, agli idoli
bruciavano incensi.
Ad Efraim io insegnavo
a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo
con legami di bontà,
con vincoli d'amore;
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Ritornerà al paese d'Egitto,
Assur sarà il suo re,
perché non hanno voluto convertirsi.
La spada farà strage nelle loro città,
sterminerà i loro figli,
demolirà le loro fortezze.
Il mio popolo è duro a convertirsi:
chiamato a guardare in alto
nessuno sa sollevare lo sguardo.
Come potrei abbandonarti, Efraim,
come consegnarti ad altri, Israele?
Come potrei trattarti al pari di Admà,
ridurti allo stato di Zeboìm?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò nella mia ira"
(Osea 11,1-9)



photo Darren Barefoot, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

01 gennaio 2006

- Buon anno 2006! -

"Ti benedica il Signore
e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto
su di te
e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te
il suo volto
e ti conceda pace"

(Numeri 6,24-26)

31 dicembre 2005

Così, come sei Dio

"Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi
non l'hanno accolto."


I tuoi non ti hanno accolto.

Tu non eri dei miei, Signore.
Non lo eri nella mia mente, prima che ti incontrassi. E se mi avessero detto che uno dei miei era il mio Signore e il mio Dio...
Tu non eri dei miei, né ero disposta a lasciarti provenire dai miei.
L'idea di Dio, immenso, superiore e così sovrumano. E poi, accanto, i miei, il mio paese, i miei amici, le mie abitudini, le strade, i passi veloci della gente, il vento forte... Tutto questo e la mia idea di Dio: sembra non esserci nessun punto di contatto.
La gente di Galilea di allora non è così diversa da me. Signore, ho avuto la fortuna di nascere quasi duemila anni dopo. Forse sarei stata tra coloro che si scandalizzavano alle tue pretese di divinità, o meglio di figliolanza divina. Scandalizzata, inorridita, arrabbiata e ... in nome di Dio.

photo http://www.flickr.com/photos/teagrrlAnche io ho avuto il mio tempo per dubitare.
Il tempo per dimenarmi di fronte allo smantellamento radicale delle mie convinzioni. Un incontro personale con te è l'unica possibilità per smettere di innalzare barriere concettuali.
E tu, Signore, tu vieni per questo, per incontrarci.

Un lungo cammino mi separa ancora dal tempio.
Nella salita si sale a piedi, ma l'anima scende verso la purezza di un cuore docile, che attende la meraviglia da te più di ogni altra gioia. Non tanto la ricerca, quanto l'attesa e la disponibilità.

Tu accogli la mia carne, Signore, e porti in me la tua fecondità.
Così, così come sei Dio, così ti percepisco, senza afferrarti.

"Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!"
(Salmo 121,1-2)



photo tracy, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

28 dicembre 2005

Posso vederti anch'io!

"Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce"


...Vuoi parlare, Dio? Vuoi far comprendere la direzione dei tuoi passi? Come fai, Dio? Tu, di cui si dice che nessuno ha mai visto il tuo volto. Come fai ad essermi vicino, così vicino? Io parlo la mia lingua, non la tua.

Eppure parli.

Giovanni è stato un tuo testimone; egli non parlava le tue parole, ma ci ha indicato dove dirigere l'attenzione. A volte la tua semplicità e il tuo essere dietro le cose ti nascondono. Perché io sono abituata alle cose appariscenti, insolite, che possono catturare la mia attenzione.

photo by http://www.flickr.com/photos/kikisdadSono, anch'io,
di una fragilità...

Ma tu mandi Giovanni,
davanti a te,
davanti alla luce che viene,
perché chi ti desidera
possa trovare
te nella direzione giusta
e capire
come si diventa attenti,
cogliere i giusti segni
della tua presenza e
leggere le tue parole
nel modo proprio in cui
le hai pronunciate.

Giovanni non è la luce,
ma l'ha vista.

Posso vederti anch'io, mio Dio.


photo Ctd 2005 / Chris Darling, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

27 dicembre 2005

...alla tua luce vediamo la luce

"In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta"
.

"Che cercate?"... queste sono le prime parole pronunciate da Gesù nel vangelo di Giovanni. Che cercate?

Che cerchi?
Cominci così, Signore, il tuo dialogo con me. Il primo balenare della luce nelle tenebre è il rispetto della mia persona, delle mie intenzioni. La luce di Dio non s'impone nelle tenebre per annientarle.

E mi sorprendi.

"Maestro, dove dimori?", maestro, dimmi dov'è la tua fonte.
La tua dimora, nel seno del Padre... Dove dimori? Dove puoi condurmi, fino a quali impensabili profondità. La forza non è nell'imposizione, ma nella proposta. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre possono rifiutarla e restare tali.
"Dove dimori?". Dimmi dove, perché possa uscire dalla mia tenebra e muovere il mio primo passo.
photo by http://www.flickr.com/photos/david_wilmot
"Vieni e vedi".

L'audacia
del primo passo
segue
il tuo invito.
Vieni e vedi.

Vieni:
non sei tu
a prendermi,
aspetti
che sia io
ad osare.

Se le tenebre ti avessero accolto non sarebbero state più tali. Venire e vedere è accettare di lasciare la mia tenebra, abbandonare l'oscurità che, a volte, può essere un nascondiglio. Ma cosa fa più male? il dolore dell'oscurità, disimpegnato e ripiegato su di sé, o lo strappo lacerante del voltare lo sguardo alla luce? Un dolore mai solo, il secondo, mai invano. Inedito, carico di attesa, dall'ampio respiro.

"È in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce"
(Salmo 35,10)



photo daramot / David Wilmot, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

26 dicembre 2005

In principio

"In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto
per mezzo di lui,
e senza di lui
niente è stato fatto
di tutto ciò che esiste"


In principio.
"In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Genesi 1,1-2).

Il principio: l'istante primo della creazione. Il principio, come quell'attimo in cui la storia ha ricevuto il suo inizio. L'attimo, prima del quale non c'è tempo. L'istante senza precedente, senza passato. Dio: tu, presente al principio, e presso di te, di fronte a te, il Verbo. Il Verbo, o la Parola di Dio, la sua Sapienza, il fluire dell'intimità di Dio.

"Dall'eternità sono stata costituita,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io sono stata generata.
Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi,
né le prime zolle del mondo;
quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull'abisso;
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell'abisso;
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;
quando disponeva le fondamenta della terra,
allora io ero con lui come architetto
ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi davanti a lui in ogni istante;
dilettandomi sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo" (Proverbi 8,23-31).


Quanto spesso sono chiusa nel mio piccolo mondo... Vivo come se tutta la realtà fosse veramente racchiusa nel mio orizzonte. Questi passi biblici mi invitano ad oltrepassare i confini della mia percezione. Oltre la mia persona, la mia storia. E non solo... oltre la storia stessa!
"Quando non esistevano gli abissi... quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline...". Prima e oltre: Dio!

"Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio" (Salmo 89,2).

24 dicembre 2005

E il Verbo si fece carne

photo by http://www.flickr.com/photos/handsliveIn principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto
per mezzo di lui,
e senza di lui
niente è stato fatto
di tutto ciò che esiste.

In lui era la vita
e la vita
era la luce degli uomini;
la luce
splende nelle tenebre,
ma le tenebre
non l'hanno accolta.

Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.

photo by http://www.flickr.com/photos/lazyoldsun
Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina
ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto
per mezzo di lui,
eppure il mondo
non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi
non l'hanno accolto.



A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.


photo by http://www.flickr.com/photos/xerones

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».

Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

Giovanni 1,1-18




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20 dicembre 2005

...nelle tue parole

photo by http://www.flickr.com/photos/latitudes"Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te,
quando esci e quando entri,
da ora e per sempre"


Questa sera, Signore, non ho molte parole. Forse la stanchezza, forse questo stato dell'anima che mi lascia nel silenzio interiore. Ne voglio approfittare per potermi riposare ancora una volta nelle tue parole. Per farle risuonare, e farle scendere dentro, fin dove non posso più comprendere...


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19 dicembre 2005

E' l'amore di un bambino

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra.


"L'amore di Dio per noi è l'amore di un bambino,
per questo non è un amore che pesa sulla nostra vita" (d.g.n.)

Per questo, Signore, puoi permetterti di dirmi che sei come un'ombra che mi copre, che stai sempre alla mia destra. Spesso mi allontano quando l'amore diventa invadente e oppressivo. Un amore che soffoca è velato di egoismo. Tu, Signore, non sei così. La tua presenza è sempre discreta, tanto che mi sembra di doverti sempre venire a cercare per poterti amare. ...io, amare te... Invece sei tu che sei alla mia destra, tu sei come ombra che mi copre. Tu puoi, Signore, tu puoi amarmi così, perché tu solo non hai bisogno di aggrapparti a nessuno per vivere e sentirti vivo. Il tuo amore per me non ti definisce. Definisce me! Tu sei la libertà.

"Il cielo è il mio trono,
la terra lo sgabello dei miei piedi.
Quale casa mi potreste costruire?
In quale luogo potrei fissare la dimora?
Tutte queste cose ha fatto la mia mano
ed esse sono mie - oracolo del Signore.
Su chi volgerò lo sguardo?
Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito
e su chi teme la mia parola" (Is 66,1-2).


Cioè su chi ti somiglia...

18 dicembre 2005

Per un attimo, restare a guardarti

"Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele".


E' necessaria una forte consapevolezza della mia fragilità, per poterti dire: "Tu sei il mio custode, Signore". Istintivamente mi viene da dirti che non ho bisogno di custodi, che so badare a me stessa, che ho la mia libertà e ne sono gelosa.
E poi forse nemmeno basta pensare alla mia fragilità, perché l'orgoglio di cavarmela da sola è troppo forte.
Allora cosa potrà portarmi all'abbandono a te? Cosa mi manca perché possa dire in tutta verità che tu sei il mio custode?
Mi viene alla mente l'immagine di un bambino o meglio di un neonato: lui si abbandona a sua madre, senza che nulla ostacoli questo suo affidarsi, che è tanto vero quanto necessario.

"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli". (Mt 18,3)

e anche

"Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia". (Sal 130,2)


photo by http://www.flickr.com/photos/kikisdad...un bambino svezzato, già, non più neonato.
La semplicità di chi conosce se stesso e sa scegliere per sè il bene. L'intuito di chi non frappone allo sguardo le proprie paure, le proprie insicurezze, i propri punti presi... Quella coscienza limpida che non ha di che rimproverarsi, perché, anche quando sbaglia, l'ammette e torna sui propri passi.

Ecco, tutto questo cammino da fare...
verso la semplicità.


"Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode".


Nella semplicità potrò dirti grazie, Signore.
Perché non ti addormenti,
perché non hai riposo, anche quando ti volto le spalle.

Ma voglio,
per un attimo,
restare qui, a guardarti,
nel tuo vegliarmi attento.
Voglio restare ad osservarti,
per imparare
per lasciarmi vegliare.



photo Ctd 2005 / Chris Darling, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

16 dicembre 2005

...senza di me non potete far nulla

"Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra"
.

Signore, dimmi tu qual'è la mia convinzione nel pronunciare queste parole di fiducia. Molte volte è capitato che, in situazioni difficili, ho alzato lo sguardo a te e mi sono aggrappata al tuo sostegno.
Ma adesso, in questo momento, qual'è la profondità della mia fede? Quale la consapevolezza di non avere altro aiuto fuori di te? Quanto è forte il mio appoggiarmi a te?

photo by http://www.flickr.com/photos/clearlyambiguous"Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5).

Tu sei le mie radici, Signore. Devo tutto a te, anche quando non me ne rendo conto.

"Io sono la vite, voi i tralci".

La guida che mi orienta quando il sentiero è troppo sfumato. La forza che mi sprona nelle svolte e l'alimento della pazienza nel camminare. Tutto mi viene da te. L'aiuto... sì, anche l'aiuto, come parte di quel tutto di cui vivo, che sei tu stesso.

"Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" (Gv 6,57).


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12 dicembre 2005

Da dove mi verrà l'aiuto?

"Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?"


Alzare lo sguardo.
E' il primo passo verso una possibilità nuova.
Alzo gli occhi, adesso,
non più ricurvi su me stessa,
così impregnati di desolazione.
Alzo gli occhi
con una forza insolita,
quasi un movimento d'istinto.
E poi lo sguardo va alla ricerca di un oggetto,
di un significato all'attenzione improvvisa.

photo by http://www.flickr.com/photos/rtpeatAlzo gli occhi verso i monti.
I monti, lontani e noti.
E' la sete d'estremo ed alto,
o il desiderio di pienezza e potenza.

Sì, verso i monti...
da dove mi verrà l'aiuto?
La pacatezza
di quella terra
massiccia
e insieme il silenzio
del vento che si interpone:
segni del mio essere
sola con me stessa.
Sola.
Da dove mi verrà l'aiuto.

Lo sguardo sollevato è una domanda
che freme di speranza e teme in risposta il vuoto.
Da dove mi verrà l'aiuto?...

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11 dicembre 2005

Salmo 121 (120)

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.

photo by http://www.flickr.com/photos/magiceyeNon lascerà
vacillare
il tuo piede,
non si
addormenterà
il tuo custode.
Non si
addormenterà,
non prenderà
sonno,
il custode
d'Israele.

Il Signore
è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.



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