24 settembre 2006

È cosa buona

Dio vide che la luce era cosa buona

Dio, creatore e fonte dell'essere e della vita, contempli la tua opera.
Contempli la luce, premessa di tutto ciò che sarebbe seguito.

Pieve di Santa Giulia - Caprona (PI)
Una contemplazione consapevole dell'intero progetto creativo, contemplazione d'amore che conosce il fine e il principio di ogni cosa e il destino di bene per ogni cosa.
Creatore contemplante la propria opera con benevolenza e passione. Dio, che sei amore in ogni tuo atto, non hai atteso spazi di silenzio per prenderti cura della tua creatura.

Era cosa buona. Un'affermazione ovvia, se vogliamo. Si sa, che l'opera tua è buona. Eppure tu hai voluto vedere che era cosa buona. Una visione che ratifica, afferma con forza la verità di ciò che esiste.

Donaci, Signore l'intelligenza di vedere le cose, buone. Non è scontato saperle vedere buone. Non si tratta di valorizzare il bene, per promuoverlo (anche questo è necessario, certo), si tratta piuttosto, o prima, di conoscere le cose e le persone nella loro verità. Anche in questo, Signore, ci sei maestro.
Fa che possa ripetere insieme a te: Io ho visto che ... è cosa buona.

13 settembre 2006

La parola e l'essere

"Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu"

Alla parola segue l'essere, all'idea l'atto. La concretezza e l'immediato. Così sei tu, mio Dio. Il tuo è un pensiero attivo, mai ipocrita, mai falso, mai ambiguo. "Dio disse ... e fu".
L'atto del tuo pensare, Dio, è così limpido, così affidabile, così degno di fede. A chi altro potrò dare tutta la mia fiducia, di chi altro potrò permettermi di non dubitare mai?




La tua, Signore degno di fiducia, è la scuola della fede. Perché solo osservando la tua purezza e la tua lealtà potrò imparare ad essere limpida. E solo bevendo di te e della tua stabilità, sarò in grado di affrontare il rischio della fede donata all'altro, anche se questa fiducia porta con sè il pericolo del tradimento e del dolore. Fiducia, come tu sai, così, senza condizioni, senza tentennamenti.
Amen.

08 settembre 2006

Alza lo sguardo

"...e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque"

Alza lo sguardo, piccola donna che corri col volto chino e le ginocchia doloranti. Alza lo sguardo, sopra i tuoi tentennamenti e la fatica del vivere un'ora già trascorsa.

Alza lo sguardo, il tuo, che la consuetudine ha imbrigliato nel tuo seno. Libera lo sguardo, perchè proprio qui, sull'abisso delle acque informi della vita, aleggia lo spirito del tuo Signore.

Piccola donna che corri, non tralasciare la gioia che ti conduce per mano...

Lago Maggiore, Verbania (VB)

06 febbraio 2006

Era informe

"La terra era informe e deserta"

La terra, la nostra terra, la mia terra... posso dirle: sei incolta, arida e sterile da anni. Posso dire che è paludosa e insalubre...
Ma non potrò mai dire che la mia terra e la terra del mio fratello siano informi. La forma, primo tassello dell'ordine e della fruibilità, condizione dell'essere, è una presenza sicura.

Dio, tu hai creato il cielo e la terra e la terra era informe. Ma doveva essere così, perché ancora non c'era né giorno né notte, né tempo trascorso, né cambiamenti, né passato. Nessuna successione di istanti nella tua mente Signore - com'è invece nella mia. E' la mente dello scrittore sacro, che prova a dire, con parole in successione, l'istante che non ha avuto tempo...


La tua parola è per farmi capire, Signore, che non è nelle nostre possibilità dare forma al futuro, far emergere la realtà dalla condizione di deserto. La vita, che dà forma all'informe e bellezza, è opera tua. L'universo tutto non sa darsi forma da se stesso. L'universo tutto è in attesa di un progetto dinamico e di crescita verso un compimento armonico. La mia vita è coinvolta in questo dinamismo.
Spesso mi parlano di vocazione. Ma che cos'è la vocazione di ognuno se non il tendere consapevole verso questo sviluppo della forma della vita di un uomo? Cos'è la mia vocazione se non l'accoglienza del tuo darmi forma e del tuo dare risalto pieno a tutte le potenzialità insite nella mia terra.

La terra era deserta, ma tu vi hai seminato in abbondanza.
La terra era informe, ma tu l'hai modellata e resa un giardino di una bellezza che altrimenti non avrei potuto conoscere.

Sii benedetto, Signore,
Signore mio e dell'universo intero,
Signore del creato,
Signore bello,
Signore generoso,
che non tieni per te ciò che sei.
Amen.

photo michael gallacher, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

29 gennaio 2006

Cielo e terra

"In principio Dio creò il cielo e la terra"

Dio creò.
Il primo pensiero è su di te, Signore. Tu hai creato, non altri, né nessuno. Tu c'eri. Sì c'eri, me lo conferma il tuo stesso nome, nome che non posso dire, tanto supera la mia parola.

E poi, cielo e terra.
Hai creato il cielo e la terra, chiamando all'esistenza ciò che nemmeno poteva essere immaginato ancora e da nessuno. Nessun testimone di quella tua libertà d'amore, per cui tutto, di cui partecipo, è. Nessuna necessità, nessuna idea già presente. Solo tu eri.

Poi, o meglio, in principio, ... il cielo e la terra.
La tua parola e, nell'immediatezza del tuo dire, l'essere del creato. L'essere di tutto ciò che può avere un inizio. Solo da allora, solo dal principio.
La causa, l'origine e quindi il senso, la ragione dell'universo intero è contenuta qui, in questo tuo atto, principio d'ogni cosa. Ricercarla altrove è un gioco senza soluzione.


Cielo e terra, comprensivi di tutto. Come se tra queste due parole l'autore sacro avesse voluto racchiudere ogni spazio, ogni possibilità di esistenza.
Anche la mia. Anche la mia esistenza si distende tutta tra cielo e terra. Originata anche lei in quell'attimo, in principio.

"Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato"
(Geremia 1,5)


Come, Signore? Prima? Anch'io ero presente nell'atto creativo, quando tutti i tuoi disegni di bene erano lì, sul crinale della realtà. E tu hai detto sì, alla mia esistenza, sì a cielo e terra.

"Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita
poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose"
(Sapienza 11,26-2,1)



photo katia BR, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

23 gennaio 2006

Genesi 1,1-5

"In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe
e deserta
e le tenebre ricoprivano l'abisso
e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse:
«Sia la luce!».
E la luce fu.
Dio vide
che la luce era cosa buona
e separò la luce dalle tenebre
e chiamò la luce giorno
e le tenebre notte.
E fu sera e fu mattina:
primo giorno".

19 gennaio 2006

La tua fedeltà

"Alleluia.
Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno"


Il pensiero si fa incerto
e più ancora il cuore.
Davanti, la corsa degli eventi,
le scene sempre diverse del mondo
e della mia interiorità.


Cosa potrò trovare
per fermarmi e riposare,
quale quercia nel deserto?
Quale monte risalire
per ascoltarne il silenzio
e perdermi nei profili dell'orizzonte?

La terra, le nazioni,
i confini, i popoli...
Lode e violenza.

Il Signore.

"La fedeltà del Signore dura in eterno".

Insegnami, Signore, a non cercare più
altri appigli
se non in te e nella tua fedeltà.


"Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare"

(Salmo 61,6-7)


photo nothing, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

18 gennaio 2006

Salmo 116


"Alleluia.
Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno"




photo Arthur van der Lee, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

14 gennaio 2006

Dio nessuno l'ha mai visto

"Dio nessuno l'ha mai visto"

E' la verità, Signore. Nessuno ti ha mai visto.
Nemmeno Mosè, che hai chiamato l'amico tuo, lui che parlava con te faccia a faccia, nemmeno lui ti ha potuto vedere.
Poche parole, come pietre messe sopra tutte le aspirazioni, sopra tutto il desiderio di Dio seminato nella storia. Siamo cercatori di Dio, ci affatichiamo invano... La vocazione più profonda dell'uomo, vedere Dio ed entrare in comunione con lui, sembra destinata al fallimento. E la creazione, lei stessa che "attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio", aspettando quindi proprio il compimento della nostra vocazione, la creazione stessa sembra condannata a restare nelle doglie di un parto sterile...

"Come una donna incinta che sta per partorire
si contorce e grida nei dolori,
così siamo stati noi di fronte a te, Signore.
Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori
quasi dovessimo partorire: era solo vento"
(Isaia 26,17-18).


Eppure il desiderio non si spegne, la tenacia di chi ti cerca sembra non demordere e non viene meno il senso ultimo della fatica.
Eppure continuo a sperare, con quella stessa caparbietà di Abramo, che non ha mai ritenuto una menzogna la tua promessa di una discendenza numerosa, nemmeno quando tu stesso gli hai chiesto di sacrificare l'unico suo figlio.

Confidare fino in fondo nella tua fedeltà.
Perché tu sei fedele non tanto a me, ma a te stesso, alla tua parola data, alla tua promessa. Una fede granitica, che rende capaci di sperare contro ogni speranza.

La tua promessa.
E' all'origine.

"Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò"
(Genesi 1,27).


L'immagine, lo specchio, il riflesso, l'icona.
Qui è la promessa. Che l'immagine veda l'origine per esserle sempre più fedele. E diventare ciò che è.

Anche quando questa promessa sembra venire meno, per i lunghi anni di attesa, per il vuoto tormento dell'angoscia di un'illusione, anche quando tu stesso sembri tirarti indietro, ancora la tua fedeltà parla di se stessa e rafforza la certezza:

"Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero"
(Giobbe 19,25-27).


Non da straniero, da amico.
Tu stesso l'hai voluto, Signore.

"Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Giovanni 15,15).

Gesù Cristo, l'immagine, l'icona del Padre. Tutto ciò che contempli del Padre, tu che solo l'hai visto, perché tu solo vieni da lui, tu l'hai fatto conoscere a noi. Amico nostro.

"Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato."


Tu Signore sei la ragione della mia speranza. In te e per te sono stata creata, in te vedrò il Padre.
Continuo a gridarti più forte, come il cieco Bartimeo ai lati della strada di Gerico:
Mostrami il Padre, Signore, e mi basta! Mostrami il Padre!

"Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto?
Chi ha visto me ha visto il Padre.
Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
Le parole che io vi dico, non le dico da me;
ma il Padre che è con me compie le sue opere.
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me"
(cfr. Giovanni 14,9-11)



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09 gennaio 2006

E grazia su grazia

"Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo"


Dalla sua pienezza: la divinità e l'umanità di Gesù Cristo sono per noi sorgente di grazia, già promessa. Gratuita. Fonte di grazia su grazia.

"Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete darò gratuitamente
acqua della fonte della vita"

(Apocalisse 21,6)

Fammi capire, Signore, la tua acqua viva. Vorrei berne un po' anche questa notte. Berne per dimorare nella sete di te, adesso e ancora domani... Cos'è la tua acqua? non è acqua, non è bevanda... E' vita.

"«Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato"
(Giovanni 7,37-39).

Lo Spirito è la tua acqua, lo Spirito che avevi peromesso e che solo la tua morte in croce ci ha donato.

"E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò"
(Giovanni 19,30).

Rese lo spirito. E poi

"uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua"
(Giovanni 19,34).

L'acqua che esce dal costato è simbolo dell'acqua viva, ormai donata, dello Spirito ormai liberato sull'umanità.

Donami, Padre, una comprensione sempre maggiore del tuo dono di grazia e la grazia preziosa di saperlo gustare fin nelle sue profondità. Per Gesù Cristo, tuo Figlio e Signore nostro.

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06 gennaio 2006

... e grida!

"Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me»"


... e grida.
E grida!
Giovanni grida. Giovanni, "Voce di uno che grida...", questo è. Questo dice di essere. Che cosa ha da gridare? Potrebbe rispondermi come Isaia:

"Una voce dice: «Grida»
e io rispondo: «Che dovrò gridare?».

Ogni uomo è come l'erba
e tutta la sua gloria è come un fiore del campo.
Secca l'erba, il fiore appassisce
quando il soffio del Signore spira su di essi.
Secca l'erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura sempre.
Veramente il popolo è come l'erba.

Sali su un alto monte,
tu che rechi liete notizie in Sion;
alza la voce con forza,
tu che rechi liete notizie in Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annunzia alle città di Giuda:

«Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
con il braccio egli detiene il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e i suoi trofei lo precedono.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul seno
e conduce pian piano le pecore madri»"
(Isaia 40,6-11)


Giovanni, Isaia, gridano te, Signore. Gridano la tua venuta.
Ma Isaia la vedeva da lontano e non sapeva bene come sarebbe avvenuta. Non conosceva, non poteva pensare che la Sapienza stessa, la Parola stessa di Dio avrebbe preso su di sé la nostra umanità.
Giovanni invece l'ha visto e l'ha conosciuto da subito: fin dal grembo materno ha sussultato di gioia per la tua venuta e per la tua presenza tra noi.

"...e grida: Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me"... è un grido di gioia.
E' un grido che libera il cuore dalla pesantezza di un'attesa lunga secoli e carica di titubanza o di pazienza. E grida e la voce si distende senza limiti e per tutta la corsa che può avere. E ancora grida, perché le parole da dire hanno in sé una forza tale da far uscire pazzo chiunque le comprenda fino in fondo. Il peso dell'incarnazione, l'importanza, la gloria dell'incarnazione è tale che, che porta il cuore al grido, al giubilo, fino alle soglie del silenzio...

"Gli abitanti degli estremi confini
stupiscono davanti ai tuoi prodigi:
di gioia fai gridare la terra,
le soglie dell'oriente e dell'occidente"
(Salmo 64,9)


photo udono, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

05 gennaio 2006

Vederti

"E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità"


Questo "noi" è di chi scrive il vangelo e della sua comunità. I testimoni oculari della vita di Gesù.

"Noi vedemmo la sua gloria".
Vedere: l'importanza e la pregnanza di questo verbo, troppo spesso messo in disparte, troppo spesso liquidato come la scusa adatta per "quelli di poca fede".

Vedere.
Vedere la gloria di Dio, vedere la sua manifestazione, vedere le opere belle di coloro che amano nel suo nome. Tutta la Sacra Scrittura è una continua tensione tra l'uomo che desidera ardentemente vederti e te, Dio, che scegli di rivelarti a poco a poco e secondo la misura dell'umanità che ti accoglie.
Vedere te, Signore Gesù, è vedere il Padre e vedere il Padre è l'anelito di tutta la mia persona.

Vederti non è solo aprire gli occhi sul tuo mistero, ma è partecipare della tua bellezza e gustarti nella profondità del tuo intimo gioire.


La mia gioia è prendere parte alla tua,
la mia bellezza è trasformarmi secondo la tua
e comprendere
e allargare l'orizzonte
e trovare uno spazio in cui si distenda
la mia sete di te
e non possederti mai

riceverti


La tua gloria, Signore, è stata già vista da uomini come Giovanni. Ma so che la grazia e la verità che sono da te, attraverso te, mi sono date, oggi. Non sono solo Giovanni e i testimoni oculari i privilegiati. Tu continui oggi a mostrare la tua gloria, uomo vivo, unigenito del Padre e Figlio dell'uomo.

Mostrati, Signore!
Che anche io possa dire di aver visto la tua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.


Utah~Dave AA7IZ's photos, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

03 gennaio 2006

Sono per te come chi solleva un bimbo alla sua guancia

"A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati"


Essere generati da Dio e, insieme, avere il potere di diventare suoi figli.

...la tua piccolezza, mio Dio.
Nemmeno il dono più grande e impensato hai voluto impormi. Sempre solo la tua proposta mi poni dinanzi.
Una piccolezza però, che hai voluto sposare con il tuo essere assoluto da ogni creatura, persino dal tuo amore per lei. Infatti hai dato il potere di diventare figli solo a coloro che ti accolgono. E' il rispetto della libertà umana, ma anche il rispetto della tua dignità. La proposta è fatta a chi si è aperto all'accoglienza.

Sei semplice, Signore.
Sei tu il bambino a cui dobbiamo tornare per entrare nel tuo regno.
Tu, l'unico padre capace di proporre la propria paternità.

"Quando Israele
era giovinetto,
io l'ho amato
e dall'Egitto
ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo, più
si allontanavano da me;
immolavano vittime
ai Baal, agli idoli
bruciavano incensi.
Ad Efraim io insegnavo
a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo
con legami di bontà,
con vincoli d'amore;
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Ritornerà al paese d'Egitto,
Assur sarà il suo re,
perché non hanno voluto convertirsi.
La spada farà strage nelle loro città,
sterminerà i loro figli,
demolirà le loro fortezze.
Il mio popolo è duro a convertirsi:
chiamato a guardare in alto
nessuno sa sollevare lo sguardo.
Come potrei abbandonarti, Efraim,
come consegnarti ad altri, Israele?
Come potrei trattarti al pari di Admà,
ridurti allo stato di Zeboìm?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò nella mia ira"
(Osea 11,1-9)



photo Darren Barefoot, Creative Commons Public Licenses (CCPL) 2.0

01 gennaio 2006

- Buon anno 2006! -

"Ti benedica il Signore
e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto
su di te
e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te
il suo volto
e ti conceda pace"

(Numeri 6,24-26)